Cellulari in classe, studenti: molti prof non sanno usarli


Molti docenti non sanno usare bene gli smartphone, i telefoni cellulari di ultima generazione.

Potrebbe essere anche questo uno dei motivo per il quale stenta a decollare l’esperimento di innovare la didattica facendo ricorso ai dispositivi più graditi ai giovani.

Il Messaggero ha dedicato un lungo articolo a questo fenomeno, riportando dati statistici e dati di fatto. Quello principale è che a distanza di 7 mesi dalla pubblicazione delle linee guida del Miur sull’uso dei telefonini in classe, non è cambiato molto: gli studenti li usano di nascosto per fini personali che sono ben diversi da quelli previsti per l’apprendimento in chiave moderna.

Smartphone sì o no?

L’introduzione del telefonino cellulare o del tablet come nuovi strumenti per la didattica è stata al centro dell’attenzione per molti mesi, dividendo la platea degli addetti (dalle famiglie, ai docenti) fautori e contrari all’uso in aula e nuove tecnologie. Sul tema hanno preso posizione anche Parlamentari e in Francia è stata addirittura emanata una legge per vietare l’uso del telefonino nelle aule

La situazione in Italia

“Secondo un sondaggio avviato dal portale skuola.net, – come scrive Lorena Loiacono, autrice dell’articolo sul Messaggero – uno studente su 2 continua ad usare lo smartphone in classe senza l’autorizzazione del professore e lo fa per chattare, consultare i social, giocare e fare ricerche. L’altra metà lo usa per motivi didattici e, tra questi, c’è quasi il 46% che ammette di utilizzarlo raramente ma c’è anche un 12% che assicura di usare internet e il proprio dispositivo con quasi tutti i docenti”.

Altri problemi nell’introduzione degli smartphone in classe sono legati al fatto che non tutti gli studenti li possiedono e non tutti lo sanno usare al meglio. Non a caso sempre nel sondaggio di Skuola.net solo un terzo degli studenti ritiene utile il telefonino in classe. Non viene precisato se il motivo è da mettere in relazione con un altro dato interessante che riguarda il corpo docente sulla capacità di destreggiarsi tra mini tastiere e mini icone su un mini schermo del telefono portatile.

Il decalogo del Miur

Per colmare questi divari, il Miur aveva previsto nelle linee guida anche dei corsi di formazione con il coinvolgimento di genitori e studenti, ma la metà degli studenti assicura di non avervi mai partecipato.

Secondo l’esperta Daniela Di Donato, docente di lettere e animatore digitale nelle scuole presente nel gruppo di lavoro al Miur, “Abbiamo incontrato tanti docenti soprattutto nelle province come Rieti o Matera, nell’ambito di Futura, con eventi dedicati alla formazione digitale e all’uso della tecnologia in classe. L’obiettivo è quello di promuovere una didattica inclusiva, dove i ragazzi lavorano insieme, in gruppo, condividendo i loro lavori e portando i loro contributi. Se usato nella maniera giusta, lo smartphone per uso didattico riesce a superare anche lo spettro dell’isolamento e dell’abuso che a volte internet può portare. Del resto anche l’Unione Europea, nel maggio scorso, ha inserito tra le raccomandazioni quella di innalzare e migliorare il livello delle competenze digitali in tutte le fasi dell’istruzione e della formazione“.